Il Peccato e i Peccati

Il Peccato e i Peccati

Noi siamo abituati a pensare ai peccati come azioni commesse in dispregio alla legge morale o civica. Vale però la pena di ripensare a questo modo di intendere il peccato secondo quanto la Parola di Dio ci indica come lettura giusta. In questo senso il racconto del peccato originale è un ammaestramento fondamentale. Rileggiamo Genesi 3,1-19.

Ci accorgiamo che il peccato ha la sua origine nella rottura di fiducia in Dio. Come se uno dicesse:"Dio è un contendente dell'uomo; vuole sottometterlo alla sua completa discrezione" e allora non ci si fida più di lui. "Voglio essere io il dio di me stesso e decido io ciò che è bene o male".

Non si tratta, dunque di un frutto proibito (nella versione latina si parla di "malum" che significa "frutto" e che è stato interpretato come "mela") ma di un pensiero di sfiducia nella saggezza di Dio. Il peccato, perciò, parte da un atteggiamento interiore: quello di chi pensa che Dio non sia amico dell'uomo e ne vuole negare la libertà. Proprio nella terza domenica di Quaresima Gesù diceva: "Chi fa il peccato è schiavo del peccato" e solo la parola di Gesù ci può rendere liberi. Prima dei peccati c'è, dunque, il peccato. La conversione che ci è chiesta nella Quaresima consiste, perciò, nella "metanoia" cioè nel cambiamento di mentalità: il pensare che Dio è il bene più grande per l'uomo e l'uomo è il terminale di una attenzione privilegiata di Dio.

Se cediamo a questo modo di pensare a Dio come avversario della libertà umana, tutto si sfascia dentro di noi e cadiamo nella insipienza, la mancanza di saggezza che ci mostra come debbano essere gestite le nostra vite e i nostri rapporti.

  • Si ha paura di Dio: "Ho udito il rumore dei tuoi passi e mi sono nascosto".

  • Si rompe l'equilibrio interiore con cui dominare i propri istinti: "Si accorsero di essere nudi".

  • Cade il legame tra l'uomo e la donna: "La donna che tu mi hai dato".

Cessa l'armonia con il mondo naturale: "Con il sudore della tua fronte...".

Da qui nascono i peccati, tutte le prevaricazioni che ci portano ad essere sregolati dentro di noi, a voler dominare sugli altri, a non conservare il compito di essere custodi della terra a nome di Dio. I comandamenti dati dal Signore altro non sono se non l'esplicitazione dei modi di comportarsi che l'uomo terrebbe se fosse capace di riconoscere che solo in Dio c'è la saggezza che indica ciò che è giusto o sbagliato per l'essere umano.

Così, l'uomo che non si fida di Dio cade nelle tenebre e si allontana da quella luce di Verità che sola ci può rendere liberi e diviene figlio di colui che è menzognero fin dalle origini, il satana.

Il rimedio consiste nel metterci ancora sotto la luce della Parola di Dio, del Cristo, che con la sua vita, il suo esempio e il suo insegnamento ci indica la verità sull'uomo, amato in modo smisurato da lui, fino al dono totale della sua vita sulla croce. Così potremo ritrovare su di noi la bellezza e l'immagine secondo cui siamo stati creati.

Quanto detto ci fa ritrovare anche tutte le dimensioni del peccato.

  • Ci sono i peccati personali, quelli che più facilmente accusiamo nel sacramento della riconciliazione.

  • Ci sono i peccati "sociali", che solitamente dimentichiamo di prendere in considerazione. Per questi dovremmo domandarci quanto ci sentiamo responsabili di tutte le brutture che tolleriamo nella nostra società e per questi dovremmo accostarci più frequentemente alle confessioni comunitarie nelle quali dichiariamo di essere un popolo di peccatori, colpevoli di atti che non dipendono da nessuno di noi in particolare, ma dalla nostra ignavia nel cambiare questo nostro mondo.

  • Ci sono i peccati commessi contro il creato con i quali rinunciamo al compito datoci da Dio di essere "custodi" del creato.

Il quarto Sacramento (Confessione, Penitenza, Riconciliazione) che restituisce a noi l'immagine e la dignità di figli di Dio, creata dai primi tre, dovrebbe essere valorizzato maggiormente da chi si dice credente perché ci riconduce alla piena comunione con la Trinità, con i fratelli e con ciò che Dio ci ha donato come dimora su questa terra.

 
Don Felice