Domenica 6 settembre si è svolto il primo Consiglio Pastorale del nuovo anno 2020/21.
A motivo della delicata e incerta situazione che tutti stiamo vivendo per la pandemia, non siamo stati in grado di stilare un programma dettagliato delle iniziative annuali, ma sono veramente grato a tutti i Consiglieri partecipanti perché, attraverso le loro considerazioni e riflessioni, hanno formulato alcuni principi base su cui impostare le iniziative che, periodo dopo periodo, decideremo di attivare.
Ne è uscita una sorta di “carta comune d’intenti” che evidenzia bene i “binari” su cui indirizzarci come Comunità Pastorale.
Questi “binari” possono essere raccolti attorno a 3 parole-chiave
1. Chiesa. È risuonata forte questa parola. C’è tanta voglia di essere Chiesa così come la vuole Gesù, che deve tornare ad essere sempre nelle nostre decisioni la premessa e il contenuto di quello che facciamo. Una Chiesa che sia quella del “non fare” tanto per fare, del “non fare” a tutti i costi qualcosa tanto per dimostraci che siamo bravi, siamo capaci, siamo attivi, bensì una Chiesa che sa aiutare a ritornare a ciò che è essenziale, che veramente sostiene la vita quotidiana con le sue provocazioni. Si è avvertita una grande passione del cuore perché la Chiesa, la nostra Comunità concreta, torni ad essere tale perché al proprio interno“sente” la presenza di Gesù, superando il concetto che si è chiesa semplicemente perché ci si lavora dentro.
2. Insieme. Abbiamo condiviso racconti di esperienze vissute in questi mesi di pandemia che hanno aperto la nostalgia in ciascuno diconoscersi, per imparare a stimarsi e aiutarsi a volersi bene. È stato edificante per me parroco prendere atto che i parrocchiani che è chiamato ad accompagnare e condurre verso il Signore hanno una profonda “sete” di comunicare amicizia e fraternità, che desiderano e chiedono di poter diventare responsabili delle nostre relazioni di comunità. Si avvertiva un profondo desiderio di “essere chiesa” non da soli, ma “in compagnia” e che vivere il Vangelo sostenendoci vicendevolmente è più efficace che non provare a viverlo da soli. Dopo tutto quello che abbiamo passato, ho avvertito la ficcante richiesta di non essere lasciati soli… attraversiamola insieme questa fase della vita!
3. Camminare. L’ultima parola-chiave che è risuonata in tanti interventi. A questo punto non posso far altro che ringraziare il Signore per essere stato chiamato a guidare una Comunità Cristiana che non ha proprio voglia di sedersi, che non si lascia bloccare dalla paura di ciò che abbiamo attraversato, che non si accontenta di gestire l’esistente, ma chiede di essere aiutata nell’apprendere la difficile arte dell’imparare a discernere, eliminando la tentazione di tentare di tornare a come si era prima. Ho avvertito un desiderio grande di accompagnare cammini, compito che prima veniva considerato proprietà esclusiva dei preti; un desiderio grande di ascoltare e di essere ascoltati; un desiderio grande di esperienze che portino a condividere il Vangelo…
Cosa aggiungere? Che il nuovo programma pastorale è ancora tutto da scrivere perché ancora dipendiamo dalle decisioni che di volta in volta verranno prese dai singoli decreti ministeriali… ma il progetto pastorale è certamente ben definito: qualunque siano le attività che verranno proposte, dovranno necessariamente
1. evidenziare un volto ben preciso di Chiesa
2. “costringere” a lavorare insieme e non più ciascuno per proprio conto
3. proporre cammini che aiutino a guardare avanti
… perché tutti abbiamo voglia di vita bella (che non è esattamente una … bella vita!).
don Giampietro