S. Rita, quest’anno sembra aver dovuto cedere anche lei al virus che tutto ha devastato dei nostri progetti, sembra che anche lei abbia dovuto piegare la testa ad un evento negativo più grande. Eppure lei, la santa dell’impossibile, anche quest’anno ci manda segnali enormi di vicinanza di Dio. E questi segnali arrivano proprio dalle letture con le quali la liturgia di oggi ci accompagna.
Innanzitutto il cantico dei Cantici: non è un canto tra i tanti, ma il canto più bello, il canto di Dio, della sua storia d’amore. E poi il brano evangelico che profuma di testamento spirituale da parte di Gesù e, lo sappiamo bene, quando uno intende lasciare il proprio testamento spirituale comunica solo cose vere, ciò che più gli sta a cuore, quel suo “proprium” attraverso il quale potrà essere sempre ricordato.
E allora da questa S. Rita 2020 così atipica ricavo 3 inviti particolari:
- Dall’assenza alla pazzia d’amore. La sposa del Cantico si rende disponibile ad alzarsi per cercarlo di notte in città. È qualcosa di impensabile per una ragazza sola, ma l’amore spinge anche a fare pazzie! Così è stato anche per S. Rita nella svolta che ha voluto imprimere alla sua vita dopo la morte del marito e dei suoi due figli gemelli. Finchè sei fermo nei tuoi comodi, e bloccato nell’entusiasmo e nella gioia di pregare, non ti è dato di incontrare Dio. Anche se in questo momento sembra pura pazzia cercare Dio, perché ci stanno facendo credere che può essere pericoloso, non arrenderti nella ricerca, anche se qualche volta il tuo amato sembra farsi un po’ desiderare e non si lascia facilmente trovare. E qui nasce il secondo invito.
- La pazzia d’amore genera il desiderio. E subito allora sono chiamato ad interrogarmi su ciò che desidero veramente in momenti come questi che stiamo vivendo. Permettetemi di dire: desiderare è la capacità esattamente contraria del “tutto e subito”, chi dice “tutto e subito” non desidera, è uno che ha soltanto dei bisogni, confonde il bisogno con il desiderio, non conosce l’arte del differire e quindi non conosce l’arte dell’attendere, di conseguenza non ha capacità di stupore. S. Rita ha saputo attendere prima di realizzare in maniera compiuta la sua storia d’amore con Dio. È qui che l’amata del Cantico, è qui che S. Rita, queste amata-amante iniziano a parlare, fino al punto di dare concretezza al proprio desiderio. Tanti di noi oggi hanno nel cuore dei desideri grandi, e forse sono rimasti anche un po’ delusi dal non poter venire a condividerli con la Santa così amata. Oggi però Dio ci educa al fatto che il bisogno differito ci insegna il desiderio. Non è inutile quest’anno il 22 maggio “a porte chiuse” se ne usciamo rafforzati nel nostro desiderare ciò che desidera Dio per noi. La sposa del Cantico ci sbatte in faccia in maniera cruda che nell’amore si può vivere anche la distanza! E su questo stiamo diventando dei maestri! Proprio perché l’amore è una vicenda, la vicenda più incredibile nella quale potevamo imbatterci, c’è la possibilità dell’assenza. Questa zona notturna all’interno del Cantico potrebbe essere la crisi, il confronto (ognuno ci metta quello che sente)… è allora il momento di riconoscersi ed accettarsi; è venuto il momento di amare in modo diverso. Credo che questo sia un interessante punto di ripartenza in questa S. Rita 2020: impariamo ad amare e ad amarci in modo diverso. E quando ciascuno capirà in cosa consiste questa diversità, credo che sarà pronto ad affrontare nuove sfide.
- Da ultimo l’invito che riceviamo dal Vangelo odierno: basta auguri, passiamo alle promesse! Gesù rincuora i suoi discepoli e li esorta a restare fedeli a Dio anche di fronte a difficoltà e sofferenze: «Vado ma tornerò a voi». Non saranno soli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Non è un augurio ma una promessa, che ancora oggi viene continuamente mantenuta e rinnovata. È un dono per tutto il popolo di Dio, che aiuta ad affrontare e superare la paura, la solitudine, il dubbio, il turbamento. Forse non ci accorgiamo di quante volte il Signore venga in nostro aiuto, ci tenda una mano, proprio quando il peso della nostra povertà, della nostra tristezza ci sembra troppo pesante da sopportare. Ogni volta il Signore trova il modo per rinnovare la speranza; può bastare una parola, un incontro. È un dono quotidiano però da meritare, perché la sua pace è conquista di ogni giorno, frutto della fede in Dio.
Ecco il tesoro che S. Rita quest’anno porta come dote: la sfida pazza dell’amore, l’arte di desiderare in grande ciò che Dio sta desiderando per il nostro bene, e la calda promessa di una presenza che ci traghetta al di là delle nostre paure.
Pazzia, desiderio, promessa… l’attualità di Dio che realizza per l’uomo di oggi e per l’uomo di sempre l’adempimento di ciò che sembrava impossibile.