Un saluto cordiale, fraterno, a tutte le persone della Comunità Pastorale “Maria, Madre Immacolata”. Ringrazio il Signore per questa opportunità che mi viene donata, quella di vivere il mio ministero in mezzo alla gente. Il sentimento più grande che vivo in questi giorni è la serenità, la pace del cuore.
Intanto mi presento: sono don Peppino Maffi; a novembre compio 75 anni. Sono di origine bergamasca; considero comunque come mio paese d’origine Robecco sul Naviglio (Mi); mi sono trasferito lì quando avevo tre anni. Sono il primo di tre fratelli. Considero positiva e intensa l’esperienza vissuta in famiglia. Mio papà è mancato nel 2014; porto con me a Bobbiate mia mamma (97 a.).
Ho vissuto l’esperienza del Seminario tra il 1956 e il 1969; dalla prima media all’Ordinazione sacerdotale.
Le tappe del mio servizio presbiterale:
- vicario di Pastorale giovanile a Solbiate Arno (1969-1982)
- parroco a Valle Olona (1982-1992)
- responsabile Ufficio missionario diocesano (1992-1998)
- prevosto a Varese (1998-2006)
- rettore del Seminario di Venegono Inferiore (2006-2014) e Vicario Episcopale del Clero (2006-2012)
- accompagnatore dei presbiteri giovani (2014-2020)
- … e adesso in mezzo a voi
Un breve pensiero; utilizzo il testo di Mc 3,13-15: “Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.”
Gesù chiama mentre è sul monte, il luogo che Lui prediligeva per la preghiera. Non chiama i più meritevoli; ha tanta misericordia per le scelte e le parole meno corrette dei suoi discepoli. E li chiama “perché stessero con Lui”. Vorrei, accompagnandomi a voi, testimoniare l’importanza e la bellezza della preghiera, della relazione con il Signore; in particolare nell’ascolto della Parola, nella celebrazione dell’Eucarestia, nella sistematicità ad accostarsi al Sacramento della Riconciliazione.
Li chiama perché annuncino il Vangelo; occorre continuare a conoscere meglio il Signore, lasciandoci affascinare dalla sua presenza, dalla sua vita.
Li chiama perché abbiano cura delle persone fragili, deboli; è il nostro compito quotidiano.
La parabola del samaritano indicherà ai discepoli e a noi i passi da compiere. E tutto con umiltà e con una profonda scelta di comunione all’interno delle nostre otto comunità.
Grazie per l’accoglienza di cui, in questi giorni, ho già goduto.
Don Peppino