Per comprendere il senso della “domenica dell’ulivo” mi rifaccio alla proposta pastorale dell’arcivescovo Mario, che ci invita a imitare il giovane re Salomone che chiese a Dio, all’inizio del suo impegno, non il successo e la ricchezza per sé, ma il dono della “sapienza”, cioè il dono di un cuore capace di ascoltare Dio e la sua gente. Per questo l’arcivescovo ci propone come “lectio” dell’anno il libro del “Siracide”, il quale afferma che per accedere alla sapienza è decisivo il “timore di Dio”(Sir 1,14), che non è la paura di Dio, ma è la partecipazione alla sua sapienza: un dono da chiedere con molta umiltà. E poi mons. Delpini ci invita a rileggere, a cinque anni dalla pubblicazione, la “Laudato sì” di Francesco la cui idea è che ogni cosa è in “relazione”. Purtroppo, dice il Papa: “abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sani in un mondo malato”. Nella nostra formazione, ispirati dalla diocesi e dalla nostra comunità pastorale,possiamo imparare a prenderci “cura della casa comune” e, concretamente, della nostra fede.
Come gesto di inizio di ripresa del cammino diocesano, l’arcivescovo propone, tra l’altro, di caratterizzare la domenica 4 ottobre come “domenica dell’ulivo”. Siccome non è stato possibile, a causa del covid, celebrare la Domenica delle Palme, con l’ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme, lo facciamo domenica 4 ottobre. Il rametto d’ulivo benedetto è un segno popolare tanto gradito, simpatico e significativo, che può raggiungere tutte le nostre case. Basta venire in chiesa domenica 4 ottobre, e partecipare alla celebrazione in una delle nostre otto parrocchie della comunità pastorale. Al rientro possiamo portare anche a un vicino di casa, impedito a uscire per varie ragioni, un rametto di ulivo con un augurio cordiale di pace e di buona salute.
La “domenica dell’ulivo” intende incoraggiare la benedizione e la distribuzione dell’ulivo come messaggio augurale per tutti. Pensiamo alla colomba di Noè che portò nel becco un rametto di ulivo sull’arca, come segno di fine diluvio e di nuova vita: “Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo, ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra” (Gen 8,6-11).
Anche l’epidemia ha devastato la nostra terra e ha reso fragili le nostre sicurezze sconvolgendo la nostra vita quotidiana. Abbiamo atteso, forse in preghiera, la fine del dramma. Ebbene la benedizione dell’ulivo è una bella occasione per un annuncio di pace in famiglia e di ripresa fiduciosa nella vita sociale. Se poi pensiamo che il 4 ottobre ricorre la memoria di san Francesco d’Assisi, possiamo fare nostro il saluto francescano: “pace e bene!”.E’il Natale di Gesù che ci ha portato la “pace”, cantata dagli angeli nella notte santa, e l’ha messa nelle nostre mani per custodirla e donarla a nostra volta. E’ la Pasqua di Gesù, che ci ha rivelato l’amore del Padre, il “bene” da comunicare con fede e con tanta umiltà. Come colombe uscite dall’arca di Noè, dopo la tristezza della chiusura in casa e il silenzio irreale nelle strade, possiamo portare il nostro augurio gioioso di “pace e bene”a chi incontriamo. E’ così che le nostre mani e la nostra voce possono diventare strumenti di bene nel semplice dono e nell’incoraggiamento fraterno.
Don Francesco